Amare l’Assenza!
La sensazione di “ghosting” - quella sparizione improvvisa, spesso senza spiegazioni.
La sensazione di “ghosting” - quella sparizione improvvisa, spesso senza spiegazioni - è diventata fin troppo comune nelle relazioni contemporanee. Ma quando accade nel momento in cui una relazione inizia a diventare seria, più profonda, più “vera”, il dolore si moltiplica: non è solo un'assenza, è una rinuncia non detta, una fuga dal peso di ciò che stava nascendo. E tu rimani lì confusa…Ti poni domande senza risposta. Un vuoto pieno di ipotesi. E la cosa più difficile da accettare è che non sempre si avrà una chiusura. A volte l’unico modo per guarire è darsela da soli, quella chiusura. Sapere che il problema non sei tu. Che chi sparisce senza spiegazioni non è pronto, o non è capace, o semplicemente non è la persona che merita la tua profondità.
Anna si è follemente innamorata di Carlo, un agente dei servizi segreti, con un lavoro particolarmente impegnativo e delicato. Viene da me, disperata, perché Carlo è improvvisamente sparito nel mezzo del loro idillio amoroso. Non una chiamata, non un messaggio, non un segnale di qualche sorta che la tranquillizzi. Un telefono muto da giorni, visualizzazioni di messaggi fermi a settimane fa. Il nulla. E lei non si dà pace. Non capisce il senso di tanta crudeltà.
Vivere accanto a un uomo come Carlo è un'esperienza che non assomiglia a nulla che Anna avesse mai immaginato. È amore, sì. Un amore intenso, quasi viscerale, nato in modo inaspettato - forse proprio per quel suo alone di mistero, per quel modo in cui la guarda come se sapesse cose che lei non può nemmeno intuire. Ma è anche un amore che richiede forza. E pazienza. E fiducia cieca.
All’inizio, Anna pensava che fosse affascinante. Quelle telefonate che si interrompevano bruscamente, quelle frasi sospese a metà, gli occhi che si muovevano sempre un secondo prima del resto del corpo, come se fossero in costante allerta. Era come vivere accanto a un romanzo di spionaggio, pagina dopo pagina, senza sapere mai come finirà il capitolo successivo.
Ma poi è arrivato il primo silenzio. Tre giorni senza un messaggio, senza una chiamata. Niente. Il suo telefono squillava a vuoto, le domande rimbalzavano nel vuoto della sua mente. È successo qualcosa? È ferito? È ancora vivo?
Quando è tornato, era come se nulla fosse successo. Un bacio, un sorriso stanco, e quella frase che ormai Anna ha imparato a odiare: "Non posso dirti nulla."
E in quel momento, Anna ha capito una verità scomoda: amare un uomo come Carlo significa amare anche i suoi silenzi.
Non si possono fare piani con lui. Un weekend prenotato può diventare una valigia vuota sul letto. Una cena può trasformarsi in una tavola apparecchiata per due, ma dove uno dei due non arriva mai. E non perché non voglia - ma perché non può. Il dovere lo chiama. E il dovere, nel suo mondo, viene sempre prima.
Anna ha cominciato a vivere nei vuoti, nei silenzi che Carlo le lascia dietro ogni volta che sparisce. La loro chat è diventata un rifugio e una prigione. Scorre ossessivamente verso l’alto, risale le conversazioni come se tra quelle righe, tra quelle emoji e quei “ti penso” ci fosse la chiave per capire qualcosa. Qualcosa che le sfugge.
Ascolta i vocali uno dopo l’altro, sempre gli stessi. Li conosce a memoria, ormai. Sa dove lui sospira, dove abbassa la voce, dove sorride appena. E ogni volta, quel suono diventa un coltello: perché è una voce che ora manca. Una voce che, quando serve, non c'è.
Guarda e riguarda i video. Lui che la prende in giro. Lui che le ruba un bacio. Lui che la guarda come se il mondo si fermasse. Eppure quel mondo non si ferma mai. Lui continua a lasciarla. Sempre.
Anna non si dà pace. Di giorno funziona, lavora, parla con le amiche, ride anche. Ma di notte crolla. Si rannicchia nel letto troppo grande, con la sua parte ancora calda di speranza, e si chiede che senso abbia. Che senso ha amare qualcuno che non può esserci davvero? Che non può dirti dove va, né perché, né se tornerà intero?
Eppure non riesce a dire basta. Non ce la fa. Ogni volta che si prepara mentalmente a lasciarlo andare, qualcosa la trattiene. Un ricordo. Un messaggio. Un sogno. È come se una parte di lei avesse stretto un patto con l’ignoto, accettando di vivere a metà pur di non rinunciare a lui del tutto.
Forse è debolezza, o forse è amore nella sua forma più pura: quella che non chiede spiegazioni, quella che soffre in silenzio ma resta. Quella che spera, anche quando non dovrebbe.
C’è una frase che le torna spesso in mente: “Lo so che ti amo, perché anche quando fa male... non riesco a smettere.”
E in fondo, Anna è lì. In quella soglia incerta tra la forza e la resa.
Innamorata di un’assenza. Prigioniera di un amore che la consuma lentamente, ma che ancora (per qualche ragione misteriosa) le fa brillare gli occhi ogni volta che lui torna a casa. Anche solo per un giorno. Anche solo per una notte.
Ci sono momenti in cui Anna si sente l’unica a combattere per due. Si chiede se davvero basti l’amore, quando tutto il resto - la normalità, la quotidianità, la trasparenza - manca. Eppure, poi lui torna. A volte con gli occhi più stanchi. Altre, con un semplice gesto: una carezza sulla guancia, una tazza di caffè lasciata sul comodino al mattino presto, un biglietto con scritto: "Mi manchi anche quando non posso dirtelo."
E in quei momenti, Anna capisce che amare Carlo è come amare il mare in tempesta: non puoi domarlo, non puoi prevederlo. Ma se impari a navigarlo, puoi trovare in mezzo al caos una bellezza rara, unica. Una fedeltà silenziosa. Un amore che non dice tutto, ma che si fa sentire, anche nel buio.
Vivere con Carlo non è semplice. È una guerra costante tra cuore e ragione, tra desiderio e realtà. Ma Anna ha scelto. Ha scelto di amare un uomo che a volte appartiene più al mondo che a lei. E forse, proprio per questo, ogni volta che lui torna a casa... il suo abbraccio vale più di mille parole.
𝑳𝒖𝒊𝒔𝒂 𝑪𝒂𝒔𝒂𝒈𝒓𝒂𝒏𝒅𝒆 | 𝑩𝒖𝒔𝒊𝒏𝒆𝒔𝒔 𝑬𝒙𝒆𝒄𝒖𝒕𝒊𝒗𝒆 | 𝑫𝒆𝒗𝒆𝒍𝒐𝒑𝒎𝒆𝒏𝒕𝒂𝒍 𝑺𝒆𝒏𝒊𝒐𝒓 𝑴𝒆𝒏𝒕𝒐𝒓 | 𝑻𝒆𝒆𝒏 𝑴𝒊𝒏𝒅𝒔𝒆𝒕 𝑪𝒐𝒂𝒄𝒉 | 𝑫𝒊𝒗𝒆𝒓𝒔𝒊𝒕𝒚 𝑻𝒓𝒂𝒊𝒏𝒆𝒓 | Autrice di “𝗘𝗱𝘂𝗰𝗮𝗿𝗲 𝗹’𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗶𝘁𝗮̀ 𝗰𝘂𝗹𝘁𝘂𝗿𝗮𝗹𝗲 – 𝗨𝗻𝗮 𝗴𝘂𝗶𝗱𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗰𝗿𝗲𝘀𝗰𝗲𝗿𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗮𝗽𝗲𝘃𝗼𝗹𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗿𝗶𝗲 𝗰𝘂𝗹𝘁𝘂𝗿𝗲 𝗲 𝘁𝗿𝗮𝗱𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶”